Si chiama M19 ed è poco più grande una asciugatrice professionale, ma con una combinazione di calore e ozono nel suo cestello rotante è la prima «macchina killer» del Covid-19, in grado di rigenerare le mascherine Fp2. L’idea è venuta in piena emergenza, al monzese Luigi Mandelli, 50 anni, vicepresidente dell’azienda Mentasti , fondata dal bisnonno Antonio nel 1911. «A marzo l’Italia era in piena emergenza e senza dispositivi di protezione per il personale sanitario — spiega Mandelli —, in quei giorni lessi una notizia che diceva che Politecnico, ospedale Sacco e ministero dell’Interno stavano testando l’efficacia di un essiccatore per la sanificazione dei presidi sanitari . Visto che noi produciamo essiccatori e la nostra storia è legata alle macchine per il trattamento di tessuti ho contattato il capoprogetto invitandolo a venire a conoscere la nostra realtà».
In un paio di mesi l’azienda ha creato il primo prototipo. «Abbiamo aggiornato alcuni vecchi studi per macchine speciali che abbiamo realizzato per il settore medicale e che utilizzavano vapore a secco per la sanificazione — prosegue l’imprenditore —. Ho chiesto aiuto ad aziende italiane leader come la Mapei per i siliconi sigillanti e alla Lamborghini per le cinghie di trasmissione e con un team di meccanici, carpentieri, specialisti del trattamento dell’ozono ed informatici abbiamo messo a punto il macchinario il cui brevetto internazionale è stato depositato a maggio».
I primi test effettuati presso il comando dei vigili del fuoco di Milano, dove è stata consegnata una macchina, sono molto promettenti. «Con quattro pulsanti diamo la possibilità di immettere nel cestello ozono, raggi Uvc, calore, vapore saturo , perossido di idrogeno nebulizzato o una combinazione degli agenti a seconda del virus o dei patogeni da eliminare. Dai primi studi pare che la macchina, con la combinazione di calore e ozono, sia in grado di uccidere il virus del Covid e quindi di rigenerare in 20 minuti fino a 50 mascherine Fp2 con un notevole risparmio in termini di costi economici e per l’ambiente».
Per commercializzare il macchinario occorre il rilascio della certificazione : «Siamo stati travolti da questa seconda ondata — commenta Mandelli —, ma mi auguro che qualcosa si sblocchi presto per poter dare l’avvio alla produzione». Il macchinario potrebbe avere un uso non solo strettamente sanitario. L’obiettivo è infatti quello di mettere una macchina sanificatrice anche all’interno delle lavanderie automatiche della catena PoshWash che l’imprenditore sta aprendo in tutta Italia grazie ad una campagna di equity crowdfunding su CrowdFundme.it, che nei primi dieci giorni ha già raccolto quasi 500mila euro.
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