Imprenditrici del food: 15 professioniste che devi conoscere

2022-07-01 18:55:46 By : Mr. Thomas Chan

Salva questo contenuto e leggilo quando vuoi

Foto Fine Dining Lovers artwork | Giulia Masia

Sono produttrici, creatrici di format gastronomici, ristoratrici e ceo di aziende alimentari. Hanno avuto un’idea geniale o il coraggio di scommettere su un’impresa. Sono alla regia di insegne fortunate o di attività cui hanno apportato un punto di vista alternativo, cambiando le regole del gioco, lanciando un trend o portando alla ribalta un territorio. Eredi di realtà familiari che hanno innovato o fautrici di progetti inediti che funzionano. Ispiratrici per i più giovani ed esempio per i talenti emergenti.

Abbiamo selezionato 15 imprenditrici del food che meritano di essere conosciute in Italia: patron di ristoranti, responsabili di aziende legate al cibo e all’ospitalità, veterane dell'enologia e nuove protagoniste del mondo che ruota attorno alla gastronomia. Tutte alla regia di progetti vincenti, grandi o piccoli che siano, che meritano di essere conosciuti. 

Scopri, qui di seguito, chi sono le imprenditrici del food che devi conoscere. 

Classe 1991, Valentina Vrenna è alla guida del Praia Art Resort di Isola di Capo Rizzuto (Kr). È nata a Roma, ma è cresciuta in Calabria fino all’età di 18 anni, quando ha scelto di trasferirsi e studiare a Milano. Dopo aver conseguito la laurea triennale e la specialistica in Economia e Management alla Bocconi e dopo la sua prima esperienza lavorativa nella società di consulenza Ernst & Young, si trasferisce a Londra per cinque mesi, dove acquista piena consapevolezza del suo amore per l’Italia e la Calabria, ma anche della sua passione per l’ospitalità e la ristorazione. È in questi settori che suo padre, l’imprenditore Raffaele Vrenna, dal 2011 inizia a investire con lo sviluppo del Praia Art Resort, a Praialonga, una frazione di Isola di Capo Rizzuto, luogo del cuore per Valentina, dove da sempre trascorre le estati. Praia Art Resort è, ancora, il progetto nel quale la giovane vede progressivamente la possibilità concreta di poter condividere col prossimo i valori in cui più crede: la cultura delle cose autentiche, di quella sostenibilità che è rispetto e custodia per la natura, la possibilità concreta di poter donare e vivere coi propri ospiti l’esperienza della Calabria. Nel 2019, così, decide di tornare in Italia per lavorare al Praia Art Resort, partendo dal ricevimento per poi abbracciare la gestione a 360 gradi, in veste di managarer e titolare dell’albergo diffuso e del ristorante, una stella Michelin, Pietramare Natural Food: un impegno costante per la valorizzazione e la diffusione della cultura e delle risorse della Calabria. La famiglia Vrenna ha in programma di esportare i valori e l’autenticità del Praia Art Resort con progetti di ospitalità e ristorazione a Roma e Milano, realizzando contesti naturali, autentici e sostenibili dove la gente possa immergersi per distaccarsi dalla frenesia delle grandi città. 

Classe 1974, laureata in Scienze e Tecnologie alimentari presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Chiara Bardini è Direttore Vicario di Agrimontana, realtà piemontese fondata nel 1972 e da cinquant’anni vocata alla trasformazione della frutta. Entrata nell’azienda di famiglia nel 1997, a fianco del fratello Luigi e dello zio Enrico, Chiara è da sempre il motore tecnico. Promotrice di un approfondito controllo qualità, con sistemi innovativi introdotti e riorganizzati con la sua supervisione, in grado di garantire ai clienti un prodotto eccellente e standard sempre elevati. Grazie a una continua formazione nel settore delle tecnologie alimentari e alle sue competenze come degustatrice (lo stesso Iginio Massari ha definito il suo un "palato assoluto”), Chiara è cresciuta, acquisendo un ruolo sempre più importante. Oggi rappresenta il ramo più tecnico dell’azienda e coordina ancora le attività di controllo qualità, l’area di produzione e l'ufficio acquisti. Il suo lavoro riguarda in particolare la ricerca di nuove materie prime e di ingredienti, lo studio delle linee di produzioni adatte alle preparazioni, che si traducono in ottimi prodotti come frutta candita, confetture e puree di frutta, paste pure di frutta secca e - il re dell’alta pasticceria - il mitico marron glacé. 

Viterbese, classe 1977, laureata in Ingegneria gestionale, Silvia Sperduti entra nel mondo del food grazie al suocero Roberto Pepponi, socio di Enoteca La Torre a Viterbo, che la coinvolge nell’organizzazione di eventi. È il 2003 e Silvia mostra subito capacità e passione, organizzando delle Viterbo Experiences che riscuotono un bel successo. Dalla passione e dall’esperienza maturata, nel 2005 nasce il Catering Enoteca La Torre, che sotto la guida di Silvia riesce a fondere alta qualità di ristorazione, tradizione e creatività, con la creazione di allestimenti unici, originali e tailor-made. Una visione della professione e un modo di essere che le sono valsi negli anni numerosi riconoscimenti: il premio internazionale King Of Catering, per la categoria King Of Glamour, King Of Style, King of Mise En Place e il premio assoluto King of Catering Bronze. Oggi il Catering Enoteca La Torre può contare, tra i clienti, brand importanti, da Chanel a Netflix. Nel 2009 arriva la stella al ristorante, che porta risultati anche al Catering, ma il sogno di Silvia è Roma. La realizzazione arriva grazie alla conoscenza con Anna Fendi che invita Silvia e il marito Michele Peppone (oggi ceo del Gruppo) a trasferire Enoteca La Torre a Villa Laetitia, l’8 aprile 2013. Un trasloco strategico e bagnato dal successo. Il catering sale nel ranking delle realtà nazionali fino a vincere, nel 2017, la gara per l’organizzazione del G7. Poi, due nuove avventure a Capalbio: La Macchia, uno dei club più esclusivi al mondo, e la Dogana, stabilimento con una terrazza panoramica. Nel 2020, il Gruppo lancia il brand Eat Me Box, un’idea di Silvia nata durante il lockdown: scatole golose da condividere, con composizioni food and beverage, da realizzare scegliendo tra oltre 100 snack diversi, con idee tematiche e da ricorrenza. Il successo è immediato, le Eat Me Box diventano l’oggetto del desiderio di personaggi dello spettacolo, arrivando anche a casa Ferragni. E nel 2021 inaugura il primo concept store a Roma. Sempre nel 2021, il Gruppo ha stretto una collaborazione con Rinascente per la gestione della ristorazione a Roma: Enoteca La Torre Rinascente a Piazza Fiume ha aperto ufficialmente quest’anno. 

General manager di Agroittica Lombarda dal 2017, Carla Sora è bresciana, terza di quattro figli. Laureata in Economia all’Università di Brescia, si è iscritta giovane all'albo dei dottori commercialisti. È stata chief financial officer e, successivamente, amministratore indipendente in aziende quotate, fino ad approdare in Agroittica Lombarda, dove ha seguito in prima persona l’acquisizione di Fjord, produttore di salmone affumicato. Agroittica è un modello di economia circolare pensato nei primi anni Settanta, con un sistema produttivo totalmente sostenibile: mediante uno scambiatore di calore, l'energia termica del processo siderurgico viene trasferita alle pure acque che sgorgano all'interno della proprietà, ottenendo un habitat ottimale per diverse specie ittiche pregiate. Il brand Calvisius, che produce 28 tonnellate di caviale all'anno, vende quasi il 90 % del suo caviale all'estero, con due filiali negli Usa e in Francia. “Calvisius Caviar, oltre a possedere il più grande allevamento di storioni in Europa ed essere il primo produttore di caviale sostenibile al mondo, è un brand apripista che da sempre innova nel mercato del caviale di alta gamma in Italia e all’estero. Così il nostro Caviar Master sperimenta per anni nuove ricette e nuovi equilibri tra uova, sale e tempo di maturazione: un lavoro molto lungo e un importante investimento di tempo/risorse”, racconta Carla, che ha da poco lanciato un prodotto inedito, il caviale Unico, “nato da una selezione di uova di storione bianco, con un gusto nuovo e una consistenza non comune, due caratteristiche gustative inedite”, spiega. 

È la “Re Mida dei locali di tendenza”, capace di intercettare trend e dare forma a idee, mood e concetti. Laureata in Relazioni Pubbliche e Pubblicità allo IULM di Milano, Ilaria Puddu lavora nell’organizzazione di eventi fino al 2012, quando inizia la collaborazione con Stefano Saturnino e il brand Panini Durini. Segue con lui lo sviluppo e il lancio di 17 punti vendita, per poi, nel 2015, entrare in società con la prima apertura di Marghe. Insieme costituiscono un duo imprenditoriale vincente e, con un team sempre più allargato, negli anni apriranno ben 35 locali e 7 format di successo diversi: nel 2017 il primo Pizzium, insegna di pizzerie che nel giro di pochi anni si espanderà in tutta Italia; poi, nel 2018, la pasticceria che si ispira al sud Italia, Gelsomina, che raddoppia dopo solo un anno di attività lanciando il trend del maritozzo, un cult da condividere sui social in una location dagli angoli super instagrammabili; nel 2019 nasce la pizzeria dandy-rock Giolina, tra le migliori di Milano; nel 2020, invece, Ilaria crea il format di Crocca, pizzeria che si ispira, nella location e nel prodotto proposto, al mood degli anni ‘80, con lievitati bassi e croccanti.

Classe 1979, Costanza Zanolini, imprenditrice nel food e viaggiatrice appassionata, è la founder e l’anima curiosa del gruppo Seguilabocca, un progetto food che vanta format di grande successo nel settore della ristorazione, e che ha segnato una nuova importante tappa con la recente apertura del bistrot libanese Mezè, tra i ristoranti etnici a Milano da non perdere. Il suo è stato un percorso di crescita pari a un vero e proprio itinerario gastronomico tra le cucine del mondo, alla scoperta delle specialità che rendono unico il patrimonio locale. La partenza è stata a stelle e strisce con Hambistro e i suoi hamburger americani. Con Maido il viaggio è arrivato in Giappone alla scoperta dell’okonomiyaki, la tipica frittata giapponese ormai cult anche in Italia; Amuse Bouche ha invece portato in Italia lo charme dei piccoli panini francesi declinati con ingredienti nostrani. Dal 2019, al suo fianco in questa avventura imprenditoriale, c’è il socio Sergio Maiorino, assieme al quale ha portato Maido a Londra e a Roma e ha aperto Madre a Milano, il concept che parla messicano con una proposta che esalta i colori, il sole e le usanze legate al suo immaginario. “La mia avventura imprenditoriale nella ristorazione è nata dalla mia passione personale per viaggi e cibo, con l’ambizione di voler portare in Italia street food tipici di alcuni Paesi, e non ancora mainstream. Un esempio su tutti è l'okonomiyaki, la tipica frittata giapponese, diventata ormai un cult da Maido”, racconta Costanza. “Ho iniziato partendo dalla mia città, Milano, selezionando una serie di location in punti nevralgici e quartieri d’appeal, e solo dopo qualche anno ho deciso di provare un’apertura anche nella Capitale, con un’insegna Maido nel rione Monti. L’idea è di continuare questo viaggio culinario toccando nuove terre alla scoperta di nuove esperienze e sapori: c’è un nuovo progetto in cantiere, sto partecipando a un bando per l’imprenditoria femminile, con altre due imprenditrici di settori diversi. L’idea è quella di sviluppare un concept di ristorazione più ampio in termini concettuali, che prenda ispirazione e attinga dalle diverse esperienze lavorative di ognuna di noi. Una sinergia tutta al femminile! Il progetto sarà sempre sotto il gruppo di Seguilabocca e speriamo di poterne parlare presto". 

Michela Reginato è la co-founder dell'insegna milanese Cocciuto. Dopo la laurea in farmacia lavora per diversi anni nel settore scientifico, fino a quando il suo interesse per il mondo del food, e il piglio imprenditoriale che la contraddistingue, la portano a seguire un percorso di approfondimento e formazione nel mondo della ristorazione. Nel 2018 decide di avviare un importante progetto: inaugura, con il socio Paolo Piacentini, la prima location di Cocciuto. Michela definisce "etica" la sua visione imprenditoriale: "Nel nostro settore fare impresa in maniera morale e nel rispetto dei bisogni dei singoli individui è quasi una rivoluzione: da Cocciuto garantiamo orari consoni, in linea con i contratti nazionali, tenendo conto delle necessità di ogni ruolo”, racconta. Come lei stessa afferma, ciò favorisce la creazione di un ambiente di lavoro positivo e performante: "Poter fare affidamento su una squadra motivata e coesa è per noi la risorsa più importante". Oggi Cocciuto conta tre ristoranti a Milano, gestiti direttamente dalla proprietà e aperti tutti tra il 2018 e il 2019, ma sta per espandersi e arrivare a quota 5 +1. Nel corso del mese di luglio, infatti, è prevista l'apertura di un nuovo locale in via Procaccini a Milano e, entro settembre, di un nuovo ristorante di via Turati. In programma, entro la fine del 2023 anche la prima inaugurazione all'estero.

Rana Edwards è co-founder ed executive director di I Love Poke, la prima insegna che ha portato in Italia il poke, il sushi hawaiano che ha fatto impazzire tutto il mondo, diventando una vera e propria tendenza globale. Newyorkese, 34 anni, laureata con lode in Farmacologia alla Stony Brook University, ha all’attivo un master in Nutrizione ad Harvard e un dottorato di ricerca in Chimica Organica presso l'Università degli Studi di Milano. È infatti a Rana (trasferitasi nel 2015 da New York a Milano per conseguire il Dottorato di Ricerca in Bicocca partecipando a un progetto europeo), che faticava a trovare a Milano il suo cibo preferito, e alla sua passione per l’alimentazione sana, che va il merito di aver pensato di portare a Milano il mix di cereali, proteine, ortaggi e frutta. Durante la carriera accademica, in particolare nella ricerca sul cancro, ha sviluppato un interesse per l'impatto diretto della nutrizione sullo sviluppo della malattia. Il suo sogno era quello di costruire un format fast-food salutare che celebrasse così ingredienti freschi come frutta, verdura, proteine magre, grassi sani e cibo senza glutine. Così, quando ha scoperto il Poke in California nel 2016, ne è rimasta estremamente entusiasta. Come concept soddisfaceva appieno la formula che aveva sognato: un cibo fresco, sano, veloce e personalizzato secondo il gusto di ognuno. Assieme a suo marito, che già proveniva da una realtà imprenditoriale nel settore del food and beverage, ha studiato il business e, nell’ottobre 2017, hanno aperto a Milano il primo store di poke hawaiiano. Oggi i punti vendita I Love Poke in tutta Italia sono 130 (con uno sviluppo del 70% nell’ultimo anno) e nei piani di sviluppo del brand c’è l’apertura di store anche all’estero. Appassionata anche di sostenibilità, Rana ha lavorato affinché I Love Poke fosse la prima catena di poke a essere certificata ASC e MSC per l’utilizzo di salmone e tonno provenienti rispettivamente da allevamenti sostenibili e pesca responsabile. Il suo lavoro copre diversi ruoli che costituiscono l'infrastruttura del suo business, dal marketing alla ricerca, ai progetti di innovazione tecnologica e ottimizzazione degli standard qualitativi della produzione aziendale. Crede nel lavoro di squadra e nel concetto americano di “work hard” che le ha di fatto consentito di realizzare in Italia il suo “American dream”. 

Maria “Mariuccia” Borio porta avanti dal 1970 il suo sogno, diventato prima un progetto e poi realtà. Cascina Castlèt appartiene da generazioni alla famiglia Borio, una dinastia che abita le splendide colline astigiane da secoli. Attualmente si sviluppa in 31 ettari di vigna a Costigliole d’Asti, su colline dai pendii dolci e ben esposti a circa trecento metri sul livello del mare, dove si coltivano uve per produrre diverse tipologie di vino, tra cui spicca il Moscato d’Asti. Arrivata lo scorso anno alla sua 51esima vendemmia, l’operato di Mariuccia riflette il suo carattere di donna determinata e intraprendente, che nutre un profondo amore per la natura e la sua terra. Ha compiuto numerose scelte coraggiose sul marketing, con bottiglie ed etichette suggestive, a volte provocatorie, molto personali. Il suo tocco emerge anche nell’estro nei nomi dei vini, che racchiudono tutti un piccolo segreto, un racconto, una storia di famiglia. La dedizione e il rispetto per il territorio hanno portato Maria a prendersi cura della flora e della fauna dei suoi ettari con installazioni di nidi per gli uccelli, per esempio, ospitando attività̀ di ricerca scientifica per il monitoraggio. Inoltre, su parte dei tetti della cantina è installato un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, che copre oltre il 50% del fabbisogno energetico dell’azienda, con un risparmio nelle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. I suoi ettari, poi, sono a disposizione di tutti, grazie alla presenza di un’area picnic e all’installazione di una Panchina Gigante. Entrambi i punti sono molto frequentati da turisti e visitatori locali, che amano rilassarsi e perdere il loro sguardo nella bellezza che circonda Cascina Castlèt, un luogo dell’anima, che riflette la passione di Maria “Mariuccia”. 

Non una, ma tre donne sono alla regia di Cantina Marenco. Fondata nel 1925 da Michele Marenco, oggi l’azienda è guidata dal lavoro sapiente e appassionato delle sue tre nipoti che portano avanti la tradizione di famiglia: le sorelle Michela, Doretta e Patrizia Marenco. Papà Giuseppe era felice nel vedere che le tre bimbe giorno dopo giorno si innamoravano sempre più di quel duro lavoro che vedevano svolgere dai nonni, sia materni che paterni, e dai genitori. Michela è la più grande e, nonostante vedesse molti coetanei partire dal Monferrato alla volta di Torino o Genova, era orgogliosa di quel duro lavoro e della grande passione che la spingeva a rimanere a coltivare quelle terre. Michela diventa subito sommelier, partecipa alle attività nascenti come l’Enoteca Regionale, Le Donne Del Vino, Confagricoltura Donna. La sua passione da sempre è il Moscato d'Asti e dal primo giorno lavora per consolidare la divulgazione e la presentazione di questa Docg che proprio a Strevi trova uno dei luoghi storici di produzione. Doretta, invece, entra in azienda dopo la formazione in Pubbliche Relazioni all’Università IULM di Milano e decide di affiancare la famiglia nella crescita dell'enoturismo. Patrizia, la più giovane, si iscrive alla scuola enologica di Alba e porta in Cantina una ventata di innovazione e grande attenzione alla vinificazione di quelle uve così preziose. Le loro uve, tra cui il Moscato Bianco, provengono dai vigneti situati in 70 ettari di territorio nell'Alto Monferrato, in particolare nei comuni di Strevi, Cassine, Fontanile, Castel Boglione. Le tre sorelle si occupano internamente di tutte le fasi della vinificazione, incluso l’imbottigliamento: ogni passaggio viene eseguito nelle loro strutture, nel centro di Strevi, e sono supportate dalle più recenti tecnologie seppur nel rispetto delle tradizioni. Facendo tesoro della loro tradizione contadina, inoltre, si stanno impegnando in un’agricoltura sostenibile, cercando di tutelare l’ambiente e creare valore per il territorio e per le generazioni future.

Di origini bolognesi, ma nata a Roma, che Elisabetta Gnudi dovesse fare la produttrice di vino era scritto nelle stelle: non solo il cognome della mamma da nubile era Uva, ma è nata nel mese di settembre (il mese della vendemmia) del 1955, un'annata eccezionale che portò alla nascita del mito del Brunello di Montalcino, con la Riserva 1955 di Biondi Santi, unico italiano tra i dodici migliori vini del ventesimo secolo secondo Wine Spectator, la Bibbia del vino. Ora è uno dei “suoi” vini, il Brunello di Montalcino di Altesino, a essere sempre fra i 100 Top Wine del mondo secondo Wine Spectator, quest’anno all’undicesimo posto. Appassionata di storia, di arte e di archeologia (tanto da essersi iscritta al Gruppo Archeologico Romano in epoca universitaria mentre studiava Economia e Finanza), ha però da sempre coltivato la passione per la campagna (i suoi antenati bolognesi avevano coltivazioni di pesche e granturco) e, dopo aver fatto la correttrice di bozze per il Ministero dell’Agricoltura e la produttrice cinematografica e teatrale per dieci anni in società con Luca Barbareschi, ai fatidici 40 anni ha finalmente realizzato il sogno della sua vita: dedicarsi alla terra iniziando, un po’ per caso, a produrre vino. Oggi di aziende ne ha quattro: due a Montalcino (Altesino e Caparzo), una nel Chianti Classico (Borgo Scopeto, con annesso Relais de Charme ricavato restaurando un antico borgo medievale che sarebbe andato distrutto) e una in Maremma (Doga delle Clavule). Gira il mondo per promuovere i propri vini, ma ama l’Italia e il suo patrimonio artistico, al punto da finanziare (in collaborazione con Civita) importanti restauri grazie al vino. Nel (poco) tempo libero ama leggere, soprattutto scrittori americani e sudamericani. Quando non è in giro per il mondo, vive tra Montalcino e Siena, nella Contrada dell’Onda che ha scelto perché ha gli stessi colori della Lazio… la sua squadra del cuore. Accanto a lei, nella gestione l'azienda, c'è un'altra donna: la figlia Alessandra Angelini. 

Nel mondo dell’imprenditoria, è stata tra i primi a dimostrare che il fine dining e il sociale possono incontrarsi in progetti belli e virtuosi. Laureata in Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano e diplomata alle Scuole di Civiche di Cinema di Milano, Silvia Orazi è presidente dell'ONG Liveinslums e si occupa della scrittura, della comunicazione e del coordinamento generale di progetti umanitari nei Paesi in via di sviluppo e in Italia. Ma, accanto a questa attività, Silvia è anche manager e owner del ristorante 28 Posti a Milano: una delle prime realtà gastronomiche ad aver coinvolto nell’attività ex detenuti per un progetto di recupero e reinserimento nel tessuto sociale. Sono stati impegnati nella curatela del progetto di ristrutturazione e nella falegnameria per la realizzazione dell'arredamento di questo ristorante che serve i piatti di un fuoriclasse dell’arte culinaria, lo chef Marco Ambrosino, procidano, da sempre attivo nel promuovere la cultura del Mare Nostrum, con il suo Collettivo Mediterraneo. Ecco, forse non tutti sanno che c’è Silvia Orazi dietro questo progetto insolito e vincente, capace di andare oltre il mero gusto ed emozionare con racconti fondati sulla sostenibilità umana, sulla cultura e sulla storia. Un locale, dunque, che è stato teatro di percorsi di integrazione sociale con varie realtà. "Ho sempre cercato di abbinare l'attività di ristorazione al mio impegno nel sociale, sia nel progetto di cucina, che ha una visione etica molto forte, sia nei percorsi di lavoro inclusivi verso categorie più fragili", racconta. Una missione riuscita, visto il successo del ristorante e del format. 

Francesca Moretti nasce a Chiari, in provincia di Brescia, il 1 marzo 1974. Dopo la maturità scientifica, intraprende un periodo di formazione nell’azienda di famiglia, Bellavista in Franciacorta, occupandosi dell’aspetto produttivo. In questi anni segue i progetti di zonazione di tutti i vigneti aziendali con particolare ‘dedizione’ per una vigna speciale, quella del Convento dell’Annunciata da cui Bellavista produce uno Chardonnay in purezza ed un Merlot dedicato a Gianni Brera. La predilezione per il settore produttivo la porta ad interessarsi principalmente della conduzione dei vigneti, delle prove di vinificazione e dei processi di spumantizzazione. Nel 1997, le viene affidato dal padre Vittorio Moretti il progetto di Petra, una nuova realtà vitivinicola che il Gruppo Holding Terra Moretti ha acquisito in Toscana. Con la collaborazione del professor Attilio Scienza, Francesca esegue il progetto di zonazione dei 300 ettari acquisiti, occupandosi in prima persona di questa realtà. Negli stessi anni porta a termine i suoi studi, conseguendo nel novembre 2006 la laurea in Tecnologie Alimentari con orientamento in Viticoltura ed Enologia, discutendo la tesi dal titolo “La zonazione viticola dell’azienda Petra a Suvereto”. Nel 2015 diventa AD di Terra Moretti Vino e, dopo cinque anni, ne è divenuta Presidente. Dal 2022 collabora con l’enologo di fama mondiale Richard Geoffroy, chiamato a Bellavista in Franciacorta per ricoprire un ruolo consulenziale: una sorta di mentore per lei e per tutto il suo team tecnico. Francesca, alla regia di un realtà emblematica per il mondo del vino italiano, che conta sei cantine in tre regioni (Lombardia, Toscana e Sardegna), trascorre gran parte del suo tempo in campagna tra la Franciacorta e la Toscana, alternando l’attività lavorativa con tanto sport. 

Chiara Soldati presta il suo lavoro in azienda dal 1993 ed è Ceo dell’Azienda vitivinicola di famiglia La Scolca dal 1997.  Fin dai primi anni sviluppa l’internazionalizzazione del brand che passa da 5 a più di 50 Paesi nel mondo con una quota attuale di export del 70/80%, diventando ambasciatrice non solo del Gavi e del brand, ma anche della cultura vitivinicola italiana. Dai primi anni di lavoro intuisce la potenzialità dell’invecchiamento del Gavi, seguendo le orme del padre Giorgio e creando una linea di vini e spumanti, “Riserve D’Antan”, affinati dieci anni sui lieviti ed un Gavi docg affinato cinque anni in acciaio. Crea nel 1997 un vino rosato intravedendo il suo potenziale: visione lungimirante confermata dopo 20 anni dal successo di questa tipologia. Investe nel rinnovamento e ampliamento dell’azienda con la costruzione di una nuova cantina di produzione e imbottigliamento, un nuovo spazio dedicato all’enoturismo seguendo le linee di famiglia attente alla sostenibilità. Il pallino della valorizzazione della Docg Gavi e dell’intero territorio coinvolto ha indotto Chiara (dopo due mandati in qualità di Presidente del Movimento Turismo del Vino Piemonte) a proseguire l’impegno, investendo per agevolare l’incoming di turisti appassionati di una terra dalle mille risorse - enologiche, paesaggistiche e culturali. Nel 2018 nasce il progetto destinato a fornire ai visitatori uno strumento in più per comprendere la qualità del vino e il suo legame con il territorio, coinvolgendo giovani risorse e creando nuove opportunità di lavoro allo scopo di promuovere il turismo di prossimità e il valore di una vita sana e genuina, nell’ottica della sostenibilità. L’imprenditrice, inoltre, ha implementato un piano di sostegno per l’occupazione femminile garantendo ai collaboratori supporto nell’assistenza all’infanzia e orari di lavoro flessibili. Dopo aver ricevuto negli anni importanti riconoscimenti internazionali per l’eccellenza dei suoi prodotti da Wine Spectator, James Suckling, Decanter, per citarne alcuni, e dopo un lavoro che prosegue da 103 anni, nel 2022 è arrivato un grande riconoscimento per Chiara Soldati, che viene nominata Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Elena Riva, 46 anni, è Presidente di Panino Giusto, il brand della ristorazione casual dining che nasce a Milano nel 1979. Dopo la laurea in Bocconi nel 2000 e diverse esperienze lavorative, acquisisce nel 2010 insieme al marito Antonio Civita l'azienda, trasformandola da prodotto-centrica a impresa orientata al cliente, con l’intento di rendere distintiva l’esperienza Panino Giusto e puntando oltre che alla qualità del prodotto anche su servizio e ambiente. Dal 2015 è co-fondatrice dell’Accademia del Panino Italiano, fondazione culturale che valorizza il Panino Italiano come espressione del territorio, della maestria e della creatività del nostro Paese, con l’intento di trasformarlo in simbolo del Made in Italy al pari della pizza e la pasta. Nel 2019, in occasione dei 40 anni di Panino Giusto cambia la vision in “Rendere il mondo più giusto attraverso un panino” e inizia il processo che trasforma la società in B Corp, un modello di business che concilia il profitto con l’etica, la sostenibilità e il benessere. Nel gennaio 2020, Panino Giusto diventa la prima B Corp della ristorazione italiana. Da sempre le persone sono al centro del progetto imprenditoriale di Panino Giusto con diversi progetti di Inclusion e Diversity come: La Fabbrica dei Sogni, un percorso di formazione dedicato a giovani talenti che si sono distinti per entusiasmo, impegno e desiderio di crescita; Cucinare per Ricominciare, un progetto nato per offrire ai giovani migranti che hanno trovato rifugio nel nostro Paese, una reale possibilità di integrarsi attraverso il lavoro o ancora progetti di Women Empowerment, una serie di programmi volti alla valorizzazione del talento femminile. Oggi Panino Giusto conta nel suo organico 26 nazionalità differenti e il 67% di manager donna.

Registrati a Fine Dining Lovers!

Crea un account per non perdere i nostri contenuti, tenerti sempre aggiornato e personalizzare il tuo feed in base agli argomenti che più ti interessano.

FDL+ Ristoranti a Milano: 9 nuove aperture tutte da provare

FDL+ Le migliori gelaterie d'Italia per il Gambero Rosso: gli indirizzi premiati nel 2022

FDL+ Risveglio di primavera a Roma: 10 nuove aperture tutte da scoprire

FDL+ Katsuobushi: che cos’è e come usarlo in cucina?

"Susci Movies": il cibo incontra il cinema nel menu 2022 del Clandestino