«Un cuore all'opera» è il titolo del Quaderno ed.Tecnodid, dedicato - a un anno di distanza dalla sua scomparsa - alla figura e personalità di Roberto Pellegatta, dirigente scolastico, formatore, ideatore e primo presidente dell'associazione di dirigenti scolastici Disal. La Pinacoteca Ambrosiana di Milano ha recentemente ospitato l'evento di presentazione della pubblicazione, consentendo, attraverso il ricordo di un grande amico, la rilettura di tematiche educative ed organizzative di scuola di cui egli è stato osservatore intelligente e studioso. Il “Quaderno” presenta quattro parti antologiche che raccolgono scritti di Pellegatta degli ultimi 20 anni, precedute da un commento-approfondimento di esperti sulle quattro “endiadi” proposte come tema di riflessione: autonomia e libertà, lavoro e amicizia, cultura e rapporti, scuola e lavoro. Gli autori rappresentano un piccolissimo campione delle tante persone che hanno conosciuto in tempi diversi Roberto Pellegatta e che hanno collaborato a diverso titolo alla rivista professionale «Dirigere scuole» di cui il Quaderno è supplemento. Chiude il tutto un’ampia “postfazione” sulla figura del dirigente scolastico, affidata a Luisa Ribolzi, nota sociologa e competente studiosa del mondo della scuola. Ricercatore indomito è stato Roberto, e capace di fedele amicizia. Mai tranquillo, eppure certo; instancabile, eppure capace di commuoversi; sicuro anche se sempre disposto a lasciarsi sorprendere da un fatto o da un’affermazione di chi incontrava. Uno appassionato di tutto: «…una passione di cui non capivo nulla, se non che era appassionante» scrisse ai suoi familiari il giorno del 70° compleanno riferendosi al contraccolpo in lui generato dal Volto buono del Mistero incontrato a 14 anni nell’esperienza ecclesiale di Comunione e Liberazione. Quanti luoghi ha frequentato, generato e rinnovato: scuole, ambiti di carità, gruppi di docenti, contesti istituzionali e politici, associazioni e coordinamenti, di volta in volta coinvolgendosi totalmente e rilanciando protagonismi ed iniziativa, nella consapevolezza che «non alla pietra tocca fissare il suo posto, ma al Maestro dell’Opera che l’ha scelta», come Paul Claudel fa dire a Pietro di Craon ne L’annuncio a Maria. Rileggere nel Quaderno l’antologia degli scritti di Pellegatta, ordinati e curati da Marco Zelioli, impressiona per la pertinenza dei loro contenuti rispetto alle urgenze e ai “fondamentali” di cui, oggi, ha bisogno il mondo della scuola. Quale, ad esempio, la necessità della rivitalizzazione dell’Autonomia scolastica, con la domanda, che Roberto non rinunciava mai di utilizzare come lente di ingrandimento sui temi educativi e di gestione organizzativa: a chi appartengono le scuole? Allo Stato, alle Regioni oppure - riprendendo il tema del principio della relazionalità sociale approfondito nel Quaderno dalla costituzionalista Anna Maria Poggi - alle comunità locali ed ai soggetti sociali che le costituiscono? Roberto Pellegatta credeva nell’autonomia perché credeva nella capacità della responsabilità individuale di farsi azione costituente e costruttiva. «Lungi dal fermarci alle angustie e delusioni per la grave crisi della scuola e per l'incapacità alle riforme, - scrive nel 2009 - l'autonomia appartiene innanzitutto al gesto libero della persona, alla sua capacità di iniziativa, di assunzione di responsabilità, iniziando dalle scuole nel riconquistare centralità e fiducia di tutto il tessuto sociale, utilizzando al meglio la possibilità di dimostrare di essere risorse del territorio, possibilità di speranza per ragazzi e di cammino comune con le famiglie e il mondo del lavoro. La fiducia (…) è fattore enorme di buon funzionamento di ogni istituzione: non c'è meccanismo, non ci sono norme o procedure in grado di sostituire il primato delle relazioni intersoggettive, dove tra le persone avviene lo scambio di beni. Lo stesso bene dell’istruzione è frutto di relazioni; nelle quali tutti, ragazzi compresi, hanno un ruolo di costruzione e produzione comune. Questa fiducia si riprende e si rafforza con la chiara proposta di una visione di sviluppo della propria realtà scolastica, una visione capace di suscitare condivisione, di rimettere in movimento responsabilità e capacità di iniziativa». In questa antologia di articoli emergono intuizioni, giudizi, piste di lavoro che riconducono ad un’idea di scuola come “comunità di destino” - secondo la bella definizione del filosofo francese Gustave Thibon - nella quale la proposta formativa risponde all’urgenza di comunicare ai ragazzi il senso del vivere e dell'impegno con la vita; il governo e l'organizzazione mettono al centro chi apprende; tutte le azioni didattiche e metodologiche mirano a favorire la “nascita” dello studente. Scrive Pellegatta nel 2017: «Lasciatemi fare riferimento anche all’importanza, ai fini del costruirsi di una comunità di apprendimento, che va attribuita alla presenza fattiva di chi dirige la scuola, di un preside che operi come uomo di scuola e di cultura, che proviene necessariamente dall’insegnamento e che agisce unicamente allo scopo di creare nella scuola condizioni che favoriscano esperienze culturali ed educative ricche di significati». L’algoritmo che ha tratteggiato il disegno di copertina utilizzando le parole più ricorrenti nei testi antologici di Roberto ha generato una vela colorata che leggera solca le onde del mare intessuta da parole quali: bellezza, desiderio, orientamento, scelta, cammino, studio, domande, autorevolezza, autonomia, libertà, comunità… termini tutti che descrivono la matrice culturale ed autenticamente umana che non può non caratterizzare chi vuole svolgere la professione dell’insegnamento o la responsabilità direttiva di una scuola. Un Quaderno (e non poteva che essere questo lo strumento per ricordare un uomo di scuola) pieno di profondità, dunque, di dimensioni educative, ardimenti e profezie che invitano - tratteggiando l’amico - ad interpretare il suo impeto di vita e a sviluppare, dentro questi tempi di travaglio e di novità incipienti, la sfida di un’amicizia propositiva e di un protagonismo innovativo nelle scuole. E che invitano il lettore a desiderare di diventare interprete generoso dell’espressione scritta da G. B. Montini nella prefazione della biografia del beato Giuseppe Tovini e tanto cara a Roberto: «Dall’amicizia all’azione, dall’azione all’amicizia”» Il Quaderno può essere richiesto scrivendo all’Associazione Disal (segreteria@disal.it) o alla edizione Tecnodid (redazione@tecnodid.it). *presidente Disal
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Eugenio Fatigante, inviato a Bruxelles
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