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2022-09-09 18:33:27 By : Mr. Peter Wang

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Il “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale” predisposto dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e pubblicato martedì scorso, pone un particolare accento sui comportamenti individuali per il risparmio energetico. Questo vale anche per i 3,2 milioni di dipendenti pubblici: investire sulla loro consapevolezza e coinvolgimento è un tassello che, al di là del contributo che potrà dare all’attuale crisi, si inserisce in un percorso più ampio verso una “PA green”

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Photo by C D-X on Unsplash - Photo by C D-X on Unsplash

A fronte della grave crisi nelle forniture di gas determinata dal conflitto in Ucraina, nelle scorse settimane erano circolate diverse ipotesi circa le misure allo studio del governo per contenere i consumi, secondo le indicazioni contenute nel Regolamento (UE) 2022/1369 del 5 agosto 2022. Indicazioni che, lo ricordiamo, parlano di una riduzione volontaria nei consumi di gas naturale tra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023 di almeno il 15% rispetto al consumo medio degli ultimi 5 anni per lo stesso periodo (per l’Italia è stato calcolato che questo corrisponde a una riduzione della domanda di 8,2 miliardi di metri cubi di gas naturale). Il “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale” predisposto dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è stato ufficializzato martedì scorso, confermando alcune delle misure ipotizzate e l’assenza di altre, come quella circolata su alcuni canali di informazione che parlava di introdurre due mesi di smart working per i dipendenti pubblici. Ma al di là di questo punto (che aprirebbe un dibattito molto ampio sulle ricadute dello smart working in ambito di sostenibilità ambientale) certamente il settore pubblico ricopre un ruolo di grande rilievo quando si parla di risparmio energetico.

La PA è da un lato protagonista per una strategia di sviluppo sostenibile e fornitrice di servizi per favorire la transizione verde, dall’altro è un grande consumatore di energia. Ne abbiamo parlato al FORUM PA del giugno scorso, in particolare in occasione del convegno “Il PNRR per una PA verde e sostenibile: efficientamento energetico degli edifici pubblici, energy management nella PA e green public procurement” e della successiva intervista realizzata da Gianni Dominici proprio al Ministro Cingolani, quando erano appena cominciate le restrizioni nelle forniture di gas da parte di Gazprom.

Ora, a distanza di tre mesi, anche le pubbliche amministrazioni si inseriscono in uno scenario inedito che – fermo restando le misure di medio e lungo periodo, come gli impegni per la decarbonizzazione in ottica 2030 e le misure per la diversificazione energetica che dovranno ridimensionare drasticamente la dipendenza dal gas russo a partire dalla seconda metà del 2024 – ha reso necessarie alcune disposizioni immediate per evitare il più possibile un eccessivo svuotamento degli stoccaggi nazionali. Queste misure prevedono, oltre alla massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas, due tipologie di interventi che impattano anche sul settore pubblico: il contenimento del riscaldamento negli edifici e la promozione di comportamenti individuali (volontari) virtuosi per limitare il consumo di energia.

Le misure di contenimento del riscaldamento, che verranno attuate entro settembre attraverso un decreto del Ministro della Transizione Ecologica che modificherà l’attuale regolamentazione della temperatura e dell’orario di accensione invernale, erano state in parte già introdotte per gli edifici pubblici dall’articolo 19-quater del decreto-legge n. 17 del 1° marzo 2022 che aveva fissato una temperatura massima di 19 gradi (più 2 gradi di tolleranza). Quello che invece vorremmo sottolineare è il particolare accento che viene posto ora sulle azioni dei singoli, sull’aspetto culturale e di sensibilizzazione, come risulta evidente anche dal pacchetto di “dieci azioni per il risparmio energetico nel settore pubblico” condiviso dal Dipartimento della Funzione pubblica con il MITE, subito dopo l’ufficializzazione del Piano per la riduzione dei consumi.

Nel documento, se una voce è dedicata alla sostituzione di impianti e apparecchiature con nuovi sistemi ad alta efficienza energetica e una parla di “semplificazioni normative e incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici nel patrimonio edilizio pubblico”, quindi misure più strutturali, le restanti fanno tutte riferimento alla formazione e sensibilizzazione di dipendenti e dirigenti, alla collaborazione nelle azioni di comunicazione e informazione verso i cittadini e all’interno delle scuole, all’inserimento di indicazioni specifiche nel Codice di comportamento dei dipendenti pubblici. Interessante il riferimento all’incentivazione delle comunità energetiche “modelli innovativi di condivisione, basati su associazioni a cui possono partecipare enti pubblici locali, aziende, attività commerciali o cittadini privati, per l’autoproduzione, la distribuzione e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili” (ecco cosa sono e l’esperienza del Comune di Modena). Si parla poi di incentivi e premialità per i dipendenti pubblici e si annuncia una “circolare a tutte le amministrazioni con la raccomandazione ad attenersi alle indicazioni contenute nella pubblicazione “Risparmio ed Efficienza energetica in Ufficio – Guida operativa per i Dipendenti”, predisposta da ENEA. Questa Guida illustra una serie di comportamenti – come installare sul pc le funzioni per il risparmio energetico o spegnere le luci quando si esce dall’ufficio e dagli ambienti comuni, o per quanto riguarda il riscaldamento non coprire i radiatori con “copri-termosifoni” o tende – insomma un elenco di buone abitudini, le stesse che andrebbero applicate anche a casa…certamente più pratiche e meno “creative” rispetto a “cuocere la pasta a fuoco spento”, idea che non si rintraccia naturalmente tra i consigli di ENEA e alla quale lo stesso Ministro Cingolani ha risposto ironicamente in una recente intervista a Radio Capital.

Quanto potrebbero impattare quindi questi comportamenti individuali sui consumi di gas? Il Piano parla di 2,7 miliardi di metri cubi di gas che si potrebbero risparmiare grazie a comportamenti individuali virtuosi (a costo zero), considerando naturalmente tutti i cittadini, non solo i dipendenti pubblici. Ma al di là delle previsioni (si tratta pur sempre, lo ricordiamo, di comportamenti volontari) ricordiamo anche che la PA è il più grande datore di lavoro del paese: i dipendenti pubblici in Italia sono 3,2 milioni e, quindi, è tutt’altro che banale l’impatto complessivo delle loro scelte per il contenimento dei consumi e l’utilizzo razionale e intelligente dell’energia. Inoltre la PA deve creare valore pubblico e, come titolammo nel 2019 presentando la seconda edizione della nostra ricerca su Green PA (pratiche di consumo sostenibile al lavoro), “la PA crea valore se…diventa più verde”.

Ecco alcuni risultati che erano emersi in quell’occasione, rimandiamo all’articolo originale per altri approfondimenti:

L’impatto della PA sulla sostenibilità. I dipendenti pubblici in Italia sono circa 3,2 milioni, la spesa annua delle PA italiane è di 160 miliardi, una massa critica enorme, di persone, di risorse che potrebbero davvero fare la differenza. Se ciascuno degli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici italiani non consumasse 500 fogli, in un anno si ridurrebbero 8.142 tonnellate di carta. Se in tutti gli uffici pubblici si evitasse la plastica monouso si ridurrebbero 410 milioni di bottigliette di plastica e taglierebbero le emissioni di oltre 27 mila tonnellate di CO2 l’anno. Se chi va a lavorare in auto da solo si mettesse d’accordo con un collega, ogni giorno si toglierebbero dalle strade 632 mila veicoli, in un anno si risparmierebbero 370 mila tonnellate di CO2 e 720 milioni di litri di carburante. Se tutti i dipendenti adottassero comportamenti attenti spegnendo PC, luci e climatizzatori, non sprecando carta e differenziando i rifiuti si potrebbe ridurre di almeno il 5% il consumo energetico annuale della PA (più di 1400 KWh per ogni dipendente) e di oltre 70mila tonnellate le emissioni. Se si rendessero “green” tutti i 160 miliardi di euro di acquisti pubblici di servizi, prodotti e forniture si potrebbero risparmiare oltre 8 miliardi di euro e dare vita a una vera economia sostenibile.

Comportamenti individuali. Cresce la percentuale dei dipendenti pubblici che ritengono il proprio stile di consumo a lavoro più che sostenibile: il 36,9% (+5,5% rispetto al 2017). La maggioranza però – il 43,1% – ritiene i comportamenti “abbastanza” sostenibili e il 20% si percepisce come “insostenibile”. In generale, migliorano tutti i comportamenti analizzati. Sono ormai abitudini consolidate spegnere le luci quando si va via la sera dagli uffici (lo fa il 93,6% dei dipendenti), stampare fronte-retro (94,5%) e riutilizzare la carta per bozze e appunti (88,3%). I dipendenti pubblici hanno smesso di stampare le email, sono attenti a rileggere e fare correzioni ai documenti prima di stamparli e non lasciano i caricabatterie nelle prese (77,2%). Una percentuale tra il 60% e il 70% è attento a ridurre la produzione di rifiuti e riutilizzare buste, carta e scatole, a utilizzare luce naturale quando è possibile e a evitare dispersioni di calore aprendo porte e finestre in locali climatizzati. Però serve più attenzione nell’uso del PC: la maggior parte non adotta accorgimenti anti-spreco (solo il 32,5% lo spegne quando si assenta dall’ufficio per più di 20 minuti) e solo il 44,5% spegne il condizionatore nella pausa pranzo.

In conclusione, investire in consapevolezza e coinvolgimento dei dipendenti pubblici è un tassello che, se non sarà probabilmente dirimente nell’attuale crisi, potrà comunque contribuire al percorso più ampio verso una PA sostenibile.

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