Non solo robot...Tutte le prossime mosse di Fanuc! - industria italiana

2022-08-26 18:49:14 By : Ms. Doris Wang

Cosa fa un’azienda che ha appena chiuso l’anno fiscale 2021 in Italia con il record storico di fatturato e macchine vendute? Semplice, si prepara a un 2022 ancora migliore. Stiamo parlando di Fanuc, uno dei leader mondiali dei settori Cnc e robotica. L’azienda giapponese ha chiuso a marzo un 2021 che ha visto il fatturato in Italia salire a 173 milioni di euro (+30% sull’anno precedente), cosa che porta la filiale di Lainate al secondo posto fra le sedi europee – e al primo, se scorporiamo il segmento automotive, che in Italia è di fatto una sorta di monopolio.

E per quanto riguarda il 2022? Marco Delaini, dallo scorso novembre managing director di Fanuc Italia, punta deciso verso la prossima rivoluzione di Industry 5.0, che vedrà lo sviluppo di una Super Smart Society governata dalla cooperazione intelligente tra esseri umani e macchine. Tutto questo in un quadro di sostenibilità, decarbonizzazione, e in generale di “mettere le persone al centro”. In tutto questo, Fanuc sarà avvantaggiata dal fatto che fin dalla sua nascita, nei primi anni ’70, il fondatore ha dato all’azienda un’impronta “ecologica”, puntando al rispetto della natura e a realizzare un progresso in armonia con l’ambiente. Tanto che la nuova sede italiana di Lainate, progettata e realizzata secondo le “linee guida” di Fanuc, gode della certificazione Leed (Leadership in Energy and Environmental Design) Gold.

A livello corporate, Fanuc ha chiuso l’anno fiscale 2021 lo scorso 31 marzo, con un fatturato globale di 6,39 miliardi di dollari. Una quota di 960 milioni di euro arriva dalle 24 filiali europee, che contano in totale su 1.800 dipendenti (155 in Italia). Con questi ultimi dodici mesi, l’installato globale di Fanuc arriva a oltre 5 milioni di sistemi Cnc, più di 840.000 robot, 24 milioni di servomotori, oltre a 290.000 centri di lavoro verticali (RoboDrill), 65.000 presse a iniezione RoboShot e 33.000 RoboCut, sistemi per elettroerosione a filo. A livello europeo, i Cnc installati sono oltre 300.000, e i robot più di 160.000. Per l’Italia si è trattato di un anno record sotto vari aspetti. A cominciare dal fatturato di 173 milioni di euro, che equivale a un +30% sul 2020 e un +28% sul 2019. Anni, lo ricordiamo, piuttosto complicati per l‘industria. Non solo: la raccolta ordini è stata di oltre 6.500 unità, segnando un +82% sull’anno precedente. Una cifra significativa, perché equivale grosso modo alla metà del totale di robot che si prevede verranno installati nel nostro Paese nei prossimi 12 mesi.

Del resto, il boom della robotica in Italia è sotto gli occhi di tutti: i recenti dati Siri (Associazione Italiana di Robotica e Automazione) indicano che nel nostro Paese sono stati installati nel 2021 oltre 11.500 robot, +50% rispetto al 2020 – anno che aveva visto una contrazione delle consegne causa Covid. A livello mondiale, le cifre sono positive ma l’incremento è stato più costante, anche nel 2019/2020, facendo mancare l’effetto “rimbalzo” che ha caratterizzato l’Europa e l’Italia in particolare. Secondo l’Ifr (International Federation of Robotics) il 2021 ha visto un incremento delle installazioni globali del 13%, e nei prossimi anni la crescita sarà intorno al 6%. A trainare le vendite è sempre la Cina, che nel 2020 ha installato oltre 168.000 robot industriali, seguita dal Giappone (38.700) e dagli Usa (30.800). L’aumento dell’ultimo anno in Italia riguarda non solo i comparti “classici” della metalmeccanica, ma praticamente tutti i settori manifatturieri: automotive, food&beverage, aerospace, elettronica, medicale, materie plastiche, fashion&luxury. E Fanuc offre soluzioni per ciascuno di questi settori. Anche per questo, l’azienda giapponese si pone obiettivi ambiziosi. Secondo Delaini, «l’obiettivo di Fanuc è estendere ulteriormente la produzione di robot da 11.000 a 14.000 unità mensili, sfruttando in modo intelligente gli spazi all’interno degli stabilimenti produttivi e automatizzando ancora di più i processi, in modo da coprire la domanda per i prossimi anni».

Anche se la robotica è l’argomento che più attira l’attenzione, essa nel fatturato complessivo Fanuc costituisce solo all’incirca un terzo delle revenue. Gli altri due terzi arrivano dai sistemi Cnc (controllo numerico), che sono il core business dell’azienda, e dalle macchine utensili, suddivise nelle linee RoboDrill, RoboCut e RoboShot. RoboDrill è una linea di centri di lavoro verticali di cui è stata annunciata lo scorso aprile una nuova versione, la a-DiB Plus. La nuova macchina include una serie di raffinamenti e miglioramenti basati sui feedback raccolti fra gli utilizzatori delle versioni precedenti. Fra gli aggiornamenti introdotti, citiamo una maggiore coppia sull’asse, il controllo intelligente del feed e il supporto per il “punch tapping”, oltre all’adozione del recentissimo controller 31i-B Plus. La linea RoboCut è costituita da macchine per il taglio dei metalli tramite elettroerosione a filo. Progettate per la massima affidabilità, sono state concepite per operare in modo veloce e senza interruzioni, superando il classico trade-off della tecnologia dell’elettroerosione che tendeva a sacrificare la velocità per ottenere la massima precisione di taglio. Le RoboShot, infine, sono presse per stampaggio a iniezione, completamente elettriche. Grazie a una serie di accorgimenti a livello di progetto, tra cui l’uso di Cnc di ultima generazione dotati di sistemi di intelligenza artificiale, le RoboShot vantano consumi particolarmente ridotti, cosa che ha riscosso molto interesse alla recente apparizione della macchina alla fiera GreenPlast 2022.

In tutto questo, i robot non vengono certo trascurati, anzi: fra gli annunci più recenti dell’azienda troviamo il nuovo cobot CR-35iB, aggiornamento del precedente modello A con portata di 35 kg. La nuova unità è stata riprogettata per consentire un’installazione più rapida (niente più base di livellamento), una maggiore portatilità e soprattutto per pesare meno, tanto che è più leggero del 62%. Contando i nuovi modelli di cobot Crx introdotti a marzo, la gamma Fanuc conta ormai su una dozzina di diversi sistemi. Ma anche le altre gamme vengono costantemente rinnovate. È di maggio l’annuncio di un nuovo robot Scara, il modello SR-3i/A/U. La sua caratteristica più appariscente è di essere predisposto per il montaggio a soffitto, cosa che consente di eliminare la classica “zona morta” di cui soffrono tipicamente i sistemi Scara. Altra caratteristica interessante è che il suo diametro di lavoro raggiunge i 700mm, cosa che lo mette in diretta competizione con robot di tipo Delta che, tipicamente, sono nettamente più costosi.

Dopo un anno di successi, ripetersi è difficile, ma in Fanuc sono ottimisti, e puntano a un ulteriore incremento del 10% nei risultati del prossimo anno. Non solo il mercato va in direzione della crescita stabile della robotica, e in particolare di quella collaborativa, ma in più le aziende cominciano a dare un’importanza sempre maggiore ad aspetti come l’etica, la sostenibilità, la decarbonizzazione, la resilienza, l’economia circolare, che fino a oggi sono stati spesso trascurati, e sui quali Fanuc ha molto da dire. La somma di questi fattori ci porta a Industry 5.0, il prossimo step della rivoluzione industriale, che dovrebbe portare i temi citati sopra al centro dell’attenzione. La strategia Fanuc di qui ai prossimi anni segue (ma forse dovremmo dire anticipa) le linee di Industry 5.0, ed è basata su tre pilastri portanti: Innovazione e resilienza, Centralità dell’uomo e Sostenibilità.

Il primo punto è quello più strettamente legato ai prodotti: Fanuc punta su scelte tecnologiche che permettano un adattamento rapido dai suoi sistemi alle nuove esigenze emergenti. Inoltre, l’azienda è in grado di garantire nuovo valore, tramite soluzioni di automazione intelligenti, capaci di scambiare elevate quantità di dati in tempo reale e contemporaneamente di migliorare i processi attraverso l’auto-ottimizzazione. Le tecnologie abilitanti di tutto ciò sono l’IioT, la rete digitale che sensorizza le macchine, e l’Intelligenza Artificiale, che con i suoi algoritmi consente di abilitare “smart factory” dotate di sistemi capaci di rilevare in modo proattivo potenziali problemi, e di intervenire con adeguate contromisure (pensiamo per esempio ai sistemi di manutenzione predittiva). Su questi temi, Fanuc collabora con i due principali Centri di Competenza operanti in Italia, il Cim4.0 (PoliTO) e il Made4.0 (PoliMI). Secondo Delaini, «Grazie a questa collaborazione, valorizziamo le partnership presenti nell’ecosistema industriale italiano, al fine di supportare strategicamente e operativamente le piccole medie imprese nel loro processo di trasformazione digitale».

Nella strategia di Fanuc, l’uomo e le sue esigenze sono al centro di ogni processo di innovazione. Due sono gli ambiti principali nei quali si sviluppa questo punto. Il primo è la proposta di nuovi robot collaborativi, adatti all’utilizzo in qualsiasi contesto industriale. Rispetto al classico robot industriale, infatti, il robot collaborativo è concepito fin dall’inizio per lavorare insieme all’uomo e al servizio dell’uomo, tanto che non è necessario “rinchiuderlo” in gabbie di sicurezza come si fa per i tradizionali robot industriali. Inoltre, le nuove generazioni di cobot sono sempre più attrezzate per collaborare in modo molto stretto con gli operatori: nuovi sistemi di visione, nuovi sensori e altre tecnologie fanno sì che l’interazione stia diventando più stretta e questa “contiguità” sicuramente è destinata ad aumentare nel tempo.

Il secondo aspetto è invece quello della formazione. Anche nel nostro Paese, infatti, si comincia a sentire il fenomeno dello skill shortage: il mercato del lavoro, di fatto, non offre personale qualificato in grado di lavorare con le nuove tecnologie. Fanuc sta cercando di risolvere il problema realizzando percorsi formativi altamente qualificati, tanto che nella sede di Lainate un cospicuo spazio è dedicato proprio alle aule del Centro di Formazione. Ma questi percorsi non sono destinati solo agli operatori aziendali da riqualificare: Fanuc infatti si rivolge anche alle scuole, puntando sulla formazione delle nuove generazioni, per esempio con iniziative che riguardano la sinergia scuola-lavoro. Il tutto si traduce nella collaborazione con alcune delle maggiori Università italiane, ma anche con istituti tecnici (Its). «Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo lavorato con 40 scuole» puntualizza Delaini. Fanuc, fra parentesi, è socia delle fondazioni Its Meccatronica Lombarda e Its Nuove Tecnologie della Vita, ed è anche sponsor (a livello sia mondiale sia nazionale) di WorldSkills, i Campionati Mondiali dei Mestieri che si svolgono ogni due anni e promuovono l’istruzione e la formazione professionale nel settore industriale. Il prossimo appuntamento nazionale, che si terrà a Torino in Novembre, vedrà per la prima volta nella competizione la skill “Robot System Integration“.

Rispetto per la natura, uso intelligente dell’energia, decarbonizzazione sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano l’ultimo pilastro della strategia Fanuc per i prossimi anni. Il fatto è che il concetto di sostenibilità ha tante sfaccettature, e ognuna di esse consente di essere più vicini all’obiettivo dell’impatto zero, che Fanuc conta di raggiungere entro il 2050. Ecco quindi che la nuova sede italiana, inaugurata nel 2019 a Lainate, usa il 40% di energia autoprodotta dai pannelli solari sul tetto, e si punta ad espandere l’impianto in modo che copra il 100% delle esigenze entro il 2025. Nel frattempo, l’energia acquistata è certificata come prodotta al 100% da fonti rinnovabili, e l’edificio è dotato di un impianto per l’utilizzo efficiente delle acque, che sfrutta l’acqua piovana per l’irrigazione, le acque nere e i sistemi antincendio.

Ma anche i prodotti non sfuggono alla ricerca dell’efficienza. «Per esempio, i nostri progettisti cercano di ottenere robot il più possibile leggeri, perché in questo modo possono essere mossi da motori meno potenti, per cui consumeranno meno energia» spiega Delaini. Un altro “dettaglio” è la progressiva riduzione, in Fanuc, dei materiali monouso per l’imballaggio. Ma decisamente più importante è la capacità di Fanuc di allungare la vita operativa dei suoi prodotti. «Abbiamo una politica “service first”, e siamo gli unici che danno la garanzia di riparabilità a vita» spiega orgoglioso Delaini. E infatti, nella sede di Lainate trovano posto non solo le postazioni di montaggio finale, dove vengono assemblate le macchine che arrivano smontate dagli impianti produttivi giapponesi, ma anche i laboratori di assistenza, riparazione e refurbishing. Qui i clienti possono mandare le loro macchine e i loro robot perché vengano ricondizionati e – di fatto – rimessi a nuovo. Fanuc garantisce non solo la disponibilità dei pezzi di ricambio per tutta la vita utile del macchinario, ma a volte va anche oltre, tanto da riparare anche gli stessi pezzi di ricambio. In pratica riesce a “rimodernare” robot con sulle spalle vari anni di uso, dando loro una seconda vita.

La filosofia “green” di Fanuc in qualche modo si riflette sui suoi clienti. Per esempio, nel food&beverage, la Sant’Anna usa robot pallettizzatori di Fanuc per ridurre gli sprechi di film plastico di imballaggio. Ogni robot serve una linea capace di 120 pallet ora, e garantisce una riduzione del consumo di film plastico intorno al 20%. Sempre nel food, Orma usa due robot Lr Mate dotati di sistema di visione per movimentare e confezionare i cannoli siciliani, riducendo gli sprechi e le rotture, mentre Vicap ha affidato a un robot Fanuc il taglio delle torte, che avviene tramite sistema ultrasonico. Grazie alla maggiore velocità del processo di taglio, si è accelerata l’intera produzione, e ora Vicap punta ad espandersi sul mercato estero.

Fra i clienti di Fanuc, comunque, non ci sono solo piccole imprese. Luxottica, per esempio, sfrutta le macchine utensili Fanuc RoboDrill (centri di lavoro verticali) per modellare montature e aste degli occhiali, che poi vengono portate alla verniciatura da altri robot industriali Fanuc. Potremmo continuare a lungo con altre casistiche particolari, dai Fanuc RoboShot (pressa a iniezione) usato da Cattini per produrre (in tempi di Covid) valvole per ventilatori polmonari, ai cobot CR-7iA/L usati per l’assemblaggio e il controllo visivo delle saldature in ambito meccanico, adottati anche da Audi per la sua e-tron. «L’Italia rappresenta un Paese pieno di risorse – afferma Delaini – Spesso i centri di R&D giapponesi guardano al vecchio continente e, in particolare, al mercato tedesco e a quello italiano quali fari dell’innovazione. Vogliamo, quindi, investire nella valorizzazione del nostro “genio” e consentire alle nostre imprese locali di resistere ai diversi scenari economici grazie all’automazione e alla robotizzazione. Per rimanere competitive, le industrie e le Pmi hanno, infatti, la necessità di produrre quantità di beni fortemente variabili, garantendo la massima qualità. Spesso gli investimenti in automazione si ripagano in meno di un anno, in quanto consentono di ridurre il tempo ciclo o di estendere la produzione da uno a due o tre turni».

Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.

Il tuo indirizzo e-mail viene utilizzato solo per inviarti la nostra newsletter e informazioni, anche commerciali, sulle attività di Industria Italiana, come definito nella Privacy Policy. Puoi sempre utilizzare il link di cancellazione incluso nella newsletter. Il tuo indirizzo email viene utilizzato solo per le attività di Industria Italiana e non verrà né divulgato né ceduto a terzi, per nessuna ragione.