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Nei capannoni dell’allevamento in via di Porta Medaglia al laurentino, decine di morti. L’inchiesta per maltrattamento di animali della procura riguarda fatti del 2016
Pappagalli, tartarughe d’acqua, criceti, scrofe, di cui alcune gravide. Ma anche conigli, polli e canarini. E persino decine di germani reali. Il totale: mille animali vivi, ma accanto a decine di altri morti, stipati dentro gabbie minuscole, disidratati, magri, sofferenti per la fame d’aria, e soprattutto a stretto contatto con uno strato di guano così spesso da aver favorito la germinazione di malattie trasmissibili all’uomo, come la sifilide e pasteurellosi. Sono le condizioni di grave sofferenza in cui per mesi hanno vissuto le bestiole nei capannoni dell’allevamento in via di Porta Medaglia, zona Laurentino, gestito da Domenico Ludovici, ora sotto processo con l’accusa di maltrattamento di animali.
A liberarli nel 2016, è stato il servizio veterinario della Asl che, per portare in salvo gli animali, ha dovuto usare tute contro le esposizioni chimiche . Le stesse divenute comuni nelle cronache e nelle immagini dei primi mesi del 2020 dell’emergenza Covid. Il Comune, dopo l’intervento, ha dovuto bonificare l’intera area per evitare la diffusione delle malattie. Scopo dell’allevamento, secondo la procura: il commercio di pappagalli e germani reali, scrofe e criceti, tanto che Ludovici è anche imputato per la violazione della legge che disciplina il commercio di animali di specie protette.
L’operazione di liberazione risale al 25 novembre 2016ed è il principale filone del processo, essendo Ludovici imputato per reati simili che avrebbe commesso nel 2017 nella sua abitazione. E’ il 2014, quando l’imputato chiede alla Asl il permesso di trasportare animali vivi per venderli. Lavoro che svolge da una vita, ma che non potrebbe esercitare per un fallimento del 2008. La documentazione depositata all’Asl contiene un falso, secondo l’accusa, perché l’imputato dice di essere il rappresentante legale della ditta «Ludovici Domenico», in realtà inesistente. Scattano i controlli. E lo scenario che i veterinari Asl trovano in via di Porta Medaglia è oltre ogni previsione. Gli animali sono tenuti in condizioni «incompatibili con la loro natura e produttivi di grave sofferenza», come sottolinea la procura, rappresentata dal pm Louella Santini. Le bestiole sono prigioniere in gabbie fatiscenti, piccole, senz’aria e poca acqua, accanto alle carcasse dei loro simili. A preoccupare gli ispettori sono i rilievi sul guano, carico di germi pericolosi. Gli animali sono disidratati e denutriti, hanno la dispnea. Seppure portati in salvo, non tutti sopravviveranno.
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