Le erbe spontanee ci parlano dai muretti - Terra Nuova

2022-07-29 18:54:06 By : Mr. Zhaobing Wang

Su iniziativa di un’associazione locale, un comune in provincia di Padova si è trasformato in un erbario diffuso e aperto a tutti, dove specie vegetali ignorate dai più vengono rivalorizzate e riconosciute nella loro bellezza.

Tra le crepe di un muro, dove finisce l’asfalto, in un angolo dove si è accumulata un po’ di polvere. Le erbe spontanee riescono a trovare casa ovunque, si accontentano di molto poco per vivere e in cambio danno bellezza, ossigeno e nutrimento. In pochi le notano, in tanti le scambiano per degrado. Ma è una questione di punti di vista, di abitudine e di conoscenza. Lo sguardo sulle cosiddette erbacce può cambiare. A Battaglia Terme, comune nel Parco regionale dei Colli Euganei, in provincia di Padova, l’associazione La Vespa, che dal 1987 difende l’ambiente, fa cultura su questo tema e organizza anche passeggiate per lo studio e la raccolta delle erbe spontanee, ha pensato e realizzato una performance di green urban activism per richiamare l’attenzione su di esse, usando una vecchia macchina da scrivere.

Così, Battaglia Terme, attraversata da canali e da muretti che fanno da spalliera ai corsi d’acqua, è diventata, temporaneamente, un erbario diffuso. Usando la macchina da scrivere, una vecchia Remington di fine ’800, gli amici de La Vespa hanno reso riconoscibili per un po’ tutte le erbe cresciute sui vecchi muri che costeggiano i canali.

«Dare un nome alle cose dà loro importanza e contenuto» spiega Claudio Pedron, presidente dell’associazione, «e quando si scopre il nome di quella che si considerava un’erbaccia, questa assume una personalità. Conoscendo il suo nome si può fare una ricerca e scoprire le sue caratteristiche. Può accadere che si apprezzino le qualità di un’erba senza sapere come è fatta, mentre magari la vediamo tutti i giorni su qualche vecchio muro. Conoscere i nomi non serve per catalogarle, ma per viverle».

Vicino alle erbe sono stati attaccati, con della colla vegetale completamente biodegradabile, dei bigliettini, scritti a macchina, con i nomi scientifici e volgari di ciascuna di esse. L’iniziativa, intitolata Muretto Botanico, ha fatto parlare di sé e le erbette spuntate tra le crepe di Battaglia Terme sono state notate anche da molto più lontano di quanto non si aspettassero gli ideatori. I nomi sono stati affissi anche dal lato del muro che guarda l’acqua, che è stato raggiunto con un pedalò. Uno spettacolo fugace di vegetali, carta e inchiostro da ammirare navigando sul canale, tanto per trasformare ancora un po’ la prospettiva sulle erbe.

Il progetto è stato esportato anche a Valsanzibio, altra piccolissima e bellissima località a pochi chilometri da Battaglia Terme. Qui la solita Remington ha fatto conoscere ai passanti i nomi di altre piante. Ogni luogo ha la sua impronta botanica.

«Le erbe spontanee sono importanti per tante ragioni che in questa epoca ci sfuggono» dice Elisa Tosi, che ha avuto l’idea e nominato le erbe. «Hanno dato da mangiare ai nostri avi, sono il nutrimento delle api e di altre miriadi di insetti ed è difficile eguagliare la bellezza di un prato misto pieno di piante erbacee in fiore». Per questo l’associazione ha proposto al Comune anche una delibera per lasciare alcuni prati e giardini liberi di crescere per gli impollinatori.

Muretto Botanico è piaciuto a tante persone e ha dato lo spunto per far apparire cartellini vicini alle spontanee in altre parti d’Italia. Nel frattempo qualcuno si è preso la briga di staccare quelli di Battaglia Terme e Valsanzibio o di ripulire le mura dalle erbe. Niente di grave per il gruppo che ha pensato l’intervento come un atto temporaneo, stagionale, deperibile: tanto le erbe torneranno puntuali con l’arrivo della primavera e con esse potranno tornare i cartellini.

A Battaglia Terme sono state etichettate almeno 25 diverse «erbacce», per la maggior parte abituate a performance verticali su muretti umidi, tra cui capelvenere, erba vetriola, acetosella, rosolaccio, ciombolino, cicerbita, occhi della Madonna, cespica annua. A Valsanzibio crescono, invece, caglio attaccamano, fragola matta, eliotropio purpureo, tre tipi di lattuga, celidonia, fitolacca, brionia dioica e mentuccia montana. Erbe diverse raccontano di territori, climi e storie diversi.

Si tratta di una felce che ama i luoghi ombrosi e umidi, per questo la mitologia la lega alle ninfe delle acque. Le fronde ricordano le chiome di una donna, da qui il suo nome comune «capelvenere», in omaggio alla dea della bellezza. Le foglie piccole hanno una forma a cuneo, la riproduzione avviene mediante spore. La capelvenere è anche una pianta officinale e medicinale e viene coltivata come pianta decorativa da appartamento. Nel parco dei Colli Euganei è endemica solo nel muretto di Battaglia Terme.

È una pianta rampicante con foglioline verdi dalla forma palmata e dalle bellissime fioriture, formate da tanti piccoli calici di color violaceo. È molto diffusa e vive bene sui muri, sulle rocce umide e a mezz’ombra. Si accontenta anche di poca sabbia tra le crepe ed è diffusa dal piano fino a 1500 metri di altitudine. Forma piccole e bellissime cascate vegetali.

La parietaria è diffusissima, perché è maestra nell’arte di adattarsi. In molti la temono per il suo polline allergizzante, in pochi invece la apprezzano come generosa pianta alimurgica. Ha tante proprietà benefiche usate in erboristeria. L’appellativo di erba vetriola le deriva dal fatto che veniva utilizzata per lavare le bottiglie di vetro, vista la ruvidezza delle sue foglie.

Le foglie dell’acetosella sembrano quelle del trifoglio, ma se le assaggi la differenza si percepisce subito per via del loro gusto acidulo. Oxalis in greco vuol dire «acido» e il nome acetosella fa riferimento alle foglie, che possono essere mangiate, in maniera moderata (contengono acido ossalico), in insalata al posto dell’aceto. I suoi fiori hanno una certa grazia e lo dimostra il fatto che sono stati dipinti in modo minuzioso da alcuni pittori rinascimentali, tra cui Beato Angelico. Non si sa se avesse un valore simbolico o solo estetico, ma la fioritura di acetosella è talvolta l’unico tocco di grazia in tanti ambienti urbani.

La facilità di rinvenimento e la sua disponibilità in quasi tutti i periodi dell’anno ne fanno un’ottima pianta commestibile: le foglie della rosetta basale ripassate in padella con olio e aglio hanno un sapore dolce e delicato. Utilizzate anche nelle misticanze o nelle zuppe rendono ogni piatto speciale. La radice torrefatta può essere un buon sostituto del caffè.

Il nome generico deriva dal greco gala (latte), così come quello italiano «caglio»: diverse specie venivano usate per far cagliare il latte nella lavorazione del formaggio; il nome specifico, già in uso presso gli antichi Greci, deriva dal verbo aparein (agganciarsi) in riferimento ai dentelli ricurvi presenti su fusti, foglie e frutti, che si agganciano facilmente ai vestiti o al pelo degli animali per raggiungere altri luoghi dove rinascere. Le radici di molte specie contengono un colorante rosso usato per tingere i tessuti.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Maggio 2022

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