I rifiuti della Basf. Le omissioni e i falsi della Provincia - Corriere.it

2022-09-09 18:45:04 By : Mr. Ray Zhang

Manipolando i codici di classificazione dei rifiuti la Basf Italia, costola della multinazionale tedesca, avrebbe sversato, bruciato e trattato le scorie derivanti dai processi produttivi come fossero scarti innocui, smaltendo invece «rifiuti tossici e nocivi sul territorio nazionale». Tutto questo con il contributo di due funzionarie della Provincia che avrebbero omesso e falsificato gli atti in modo da favorire il gruppo dirigente in questa operazione.

A conclusione dell’inchiesta sull’impresa che opera in zona Case Rosse e Settecamini affiora il quadro d’illegalità diffusa e la posizione di subalternità che le istituzioni locali si sono ritagliate nel tempo nei confronti del colosso tedesco. I quattro dirigenti della Basf, Erwin Paul Walter Rauhe, Roberto Spiaggiari, Errico Costantino Gasbarro e Mario Pellegrini sono accusati di traffico di rifiuti mentre per le funzionarie della Provincia, Paola Camuccio e Patrizia Prignani le accuse vanno dall’ abuso e omissione d’atti d’ufficio, al falso e al favoreggiamento. Il pm Alberto Galanti ha appena notificato loro la conclusione delle indagini. A suo tempo il comitato dei cittadini della zona che, da anni, si batte per delocalizzare la multinazionale (e aveva presentato denunce in procura) aveva prodotto una consulenza epidemiologica che certificava un aumento dell’ incidenza dei tumori nella zona. Naturalmente la Basf aveva risposto presentandone una propria ma a questo punto la questione potrebbe essere sciolta al processo.

Gli investigatori hanno messo nero su bianco le contestazioni, gravissime sotto il profilo dei reati ambientali. I manager della Basf, in sostanza, «effettuavano una sistematica attività di gestione illecita su rifiuti pericolosi e non pericolosi (carta, stracci, indumenti monuso, guanti, filtri, fanghi delle acque di processo, recuperi da filtropressa, solventi e materiali assorbenti, imballaggi in plastica anche contaminati da metalli pesanti e sostanze pericolose) autoprodotti». Ora hanno venti giorni per chiedere di essere ascoltati o presentare una memoria difensiva.

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